curiosità dall'Italia e dal mondoFulltimer d'acqua: vivere in barca

Fulltimer d’acqua: vivere in barca

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Ve l’avevo anticipato qualche settimana fa, qui con un video: vivere in barca. Pierdavide, un fulltimer di acqua.

Scegliere come propria casa una barca? Decidere di spostarsi in base alle condizioni del mare e del vento? Se pensate che vivere in camper sia una scelta controcorrente, decidere si scegliere come proprio nido un guscio galleggiante, non solo è una scelta controcorrente, ma anche di vita alternativa . Pierdavide è il fulltimer d’acqua che ho conosciuto ad Ostia in porto. Ne è nata una cena e una bellissima chiacchierata con questo “cugino d’acqua”. Tante similitudini con il camper, ma anche tante differenze. Seguitemi.

Allora Pierdavide, prima di tutto, prova a raccontarci chi è Pierdavide Pasotti?

Ah ah ahhhhh non dirmi che inizi ogni intervista così, sei un giornalista o uno psicologo? A parte gli scherzi, vediamo cosa ti posso raccontare: sono nato e cresciuto sul lago di Garda, perciò mi definisco un marinaio d’acqua dolce. Sul lago ho iniziato il mio rapporto con l’andare in barca dapprima per lavoro e poi come passione. La vela l’ho scoperta tardi e per questo devo ringraziare mio fratello che mi ha coinvolto in un corso di deriva dove ho appreso le basi della vela. Dopo la prima vera uscita a vela ho smesso di usare il motore perché mi sono innamorato del suono dello sciabordio dell’acqua che sbatte contro la barca. A 27 anni avevo ormai deciso che il lago era per me un luogo stretto e che volevo fare le mie esperienze per mare. Mi stavo preparando ad imbarcarmi quando invece la vita mi ha offerto una opportunità diversa. In quell’anno ho ricevuto una proposta di lavoro di quelle che non si possono rifiutare dato che avrei potuto coniugare lavoro e passione. Così, nel 2007, ho iniziato a lavorare per Greenpeace decidendo di posticipare la vita full time in mare, ma sapendo che avrei comunque navigato e acquisito esperienza in mare con il mio lavoro. Ormai sono più di dieci anni che lavoro per Greenpeace e mi sento una persona molto fortunata dato che posso permettermi di lavorare per qualcosa, la salvaguardia dell’ambiente, in cui credo fortemente ma allo stesso tempo fare un tipo di lavoro che accresce e porta avanti la mia passione per il mare e in mare.

2) Quando e perché si arriva a maturare l’idea di vivere su una barca?

La mia idea di vivere in barca è maturata l’anno scorso e l’ho concretizzata in tre mesi. Devi sapere che sono ormai anni che l’andare in barca è diventata, oltre che una passione, anche una necessità ed è stato questo l’elemento preponderante nello spingermi a questa scelta. Insieme al fatto che non mi considero uno stanziale e vivere su una barca mi offre la possibilità di muoverla dove voglio e se serve. Ad ogni modo a quasi 40 anni mi sono chiesto, come molti, se fosse il caso che mi comprassi una casa e la risposta è stata semplicemente NO! Non voglio una casa in un solo posto, non voglio una relazione mutuale, che di mutuale ha ben poco, con un direttore di banca. Perciò la soluzione per me è la barca. La barca mi permette di soddisfare in toto le mie necessità: uno spazio mio e la libertà di muoverla in ogni parte del mondo purché ci sia acqua intorno.

3) Quali sono gli ostacoli che hai incontrato e come li hai superati?

Prima di tutto i soldi per acquistare la barca. Ovvio che avrei potuto semplicemente comprare una barca più economica ma nel mio caso ho scelto di fare un investimento comprando una barca che fosse già pronta per navigare, che fosse up to date con le manutenzioni, e che non si svalutasse troppo velocemente. Ad ogni modo non avevo tutti i soldi che mi servivano ed escludendo da subito la possibilità di richiederli a una banca, a maggior ragione perché le condizioni sarebbero state quelle del prestito e non del mutuo (nessuna banca ti offre gli stessi tassi dei mutui se ti compri una barca o un camper), e quindi ho iniziato a bussare a parenti e amici per chieder loro se volevano finanziare il mio progetto attraverso un prestito tra privati. Incredibilmente ho ricevuto il supporto economico di un adeguato numero di persone care e sono diventato il nuovo armatore di Arma di Re. Però ti direi che soprattutto ho lottato con la burocrazia, nel nostro paese farsi le cose da sé non è proprio semplice e generalmente per ogni questione amministrativa (compravendita, passaggio di proprietà, trasferimento licenze, etc.) c’è sempre un’agenzia o un professionista che è disposto a fare questa o quella pratica per tuo conto a fronte di un lauto compenso che generalmente è almeno 3 volte il costo fai da te. Quindi mi sono armato di santa pazienza e tramite ricerca online e telefonate ho scoperto tutto quello che si doveva fare e come, e poi me lo sono fatto da solo spendendo un terzo di quello che avrei speso se mi fossi affidato a un professionista.

4) Quale tipo di patente occorre avere e eventualmente quali autorizzazioni quando ci si ferma in un porto? Senza entrare in dettagli di poco conto direi che il documento fondamentale per la conduzione di un’imbarcazione è la semplice patente nautica che, a seconda del tipo, ti può permette di condurre l’imbarcazione entro o oltre le 12 miglia dalla costa. Devo però dirti che in Italia questo titolo viene rilasciato senza una seria formazione come, invece, avviene in altri paesi. Ad esempio, in Inghilterra la patente non è un pezzo di carta fine a se stesso, ma un certificato delle competenze e non viene rilasciato a meno che non si abbia raggiunto un determinato livello di conoscenze teoriche e soprattutto pratiche. La mia prima patente nautica è stata conseguita  più di 15 anni fa e da allora mi sono preoccupato di accrescere le mie conoscenze pratiche e teoriche, studiando e partecipando a vari corsi e andando in barca con gente che avesse più esperienza di me, colmando il gap che c’è in Italia e garantirmi che quando sono in mare ho almeno un’idea di quello che sto facendo. Per navigare nei porti italiani con un’imbarcazione da diporto battente bandiera Italia serve avere i documenti in regola: la licenza di navigazione, il certificato di sicurezza, la licenza degli apparati di bordo e almeno un’assicurazione RC. Con questi documenti sei sicuro di non andare incontro a guai.

5) Quale importo economico bisogna affrontare per vivere in barca mensilmente?

Diciamo che è ridotto e può costare sicuramente meno di una casa, anche per chi come me è di base a Roma. Comunque dipende da vari fattori come il tipo di barca e la zona in cui stai navigando e dal tipo di vita che si ama fare. Ci sono persone che riescono a vivere in barca con 500 euro al mese, di mio credo che un budget di circa 1000 euro al mese è giusta stima. Questa cifra permette di pagare sia gli oneri di gestione della barca che le manutenzioni ordinarie e straordinarie, senza trovarsi nella spiacevole situazione di fermare la barca perché non si hanno più soldi per riparare questo o quello oppure interrompere il viaggio perché costa troppo.

6) Quali sono i tuoi progetti futuri?

Tornare alle origini dei miei 27 anni quando volevo vivere in mare navigando e scoprire nuovi porti ogni giorno. Per il momento, dato che ho ancora un lavoro a terra, sono felice di far navigare Arma di Re ogni volta che c’è un weekend o una vacanza accogliendo a bordo persone che amano il mare e vogliono condividere il piacere di andare a vela con il suo ritmo lento e legato rispettosamente agli elementi. Sto inoltre sviluppando una rete di lavoro e una serie di attività che siano alternative ma coerenti con la mia filosofia dell’andare per mare: una quattro giorni di yoga in barca, collaborazioni con scuole di diving e mettere Arma di Re a disposizione di università e organizzazioni che in mare fanno ricerca e necessitano di una piattaforma di lavoro organizzata e strutturata che offra loro non solo una barca ma un network di professionisti dedicati e capaci. Il giro del mondo arriverà ma per questo mi serve più tempo per organizzarmi e preparami.

Pierdavide Pasotti

Sailing Yacht Arma di Re

Instagram: #syarmadire

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